venerdì 25 settembre 2009

le mie mattine

tutte le mie mattinate cominciano, in lacrime, davanti ad una tazza di latte con l'orzo che devo per forza trangugiare.
e finiscono, esausta, che quasi non ho la forza di alzarmi dopo sei ore di lezione, gli occhi appannati, lo sfinimento di un corpo che avrebbe ancora bisogno di qualcosa, perchè in una mattina le 200 calorie del latte sono belle che andate, ma proprio a causa di quel latte del cavolo non può permettersi di pranzare...
che mattine...
emblematiche, direi.
mattine rubate allo studio, alle risate delle compagne di banco, mattine concentrate sulle inevitabili calorie della colazione e della cena, mattine di nervosismo, panico, mattine dominate dal pensiero di un peso che non posso conoscere, di un BMI che non osso tenere sotto controllo...mattine col sapore acido in gola di n vomito che non è venuto ma che lo stesso corrode la gola, nelle narici, a ricreazione, il profumo delle pizzette calde che erano tanto, tanto buone, dei panini che mettevano il sorriso solo a guardarli, solo a mangiarli...
ricreazioni passate a guardare le compagne mangiare, sorrisi mesti quando, durante la lezione o al momento di uscire, una di loro dice:-ho fame-...
mattine di sogno, perchè il corpo non ce la fa nonostante il surplus di calorie a cui è costretto, e si adormenta, si addormenta piano piano...la concentrazione va a farsi friggere...e rimane solo la pioggerellina che balla sui vetri e il ricordo di un abbraccio-quell'unico abbraccio, che ti ha dato quella persona che ora siede rigida in cattedra davanti a te, e ad un certop punto ti fa una domanda, tu arrossisci e blateri qualcosa, non ci sei, non ci sei con la testa...
eccole qui, le mie mattine...
tutta una nuvola di cenere.

1 commenti:

Veggie ha detto...

E' così che va inevitabilmente a finire quando l'anoressia prende il sopravvento... E lo so perchè ci sono passata anch'io... Ma poi ho capito che l’anoressia non mi avrebbe mai portato tutto quello che prometteva. Anzi, al contrario, avrei dovuto sopportare una vita fatta solo di compromessi, dove non ci sarebbe stata davvero gran differenza tra vivere e morire. Un vita a metà. E mi sono resa conto che l’anoressia aveva promesso di farmi sentire diversa, speciale, forte, in controllo… ma che in realtà la mia infernale compagna mi aveva fatta prigioniera, rubando anni, energie, pensieri, amici, hobby, studio, lavoro. Aveva rubato me stessa, aveva cancellato quello che ero e quello che avrei potuto essere. Aveva portato via la parte migliore di me, le cose che amavo. Perciò mi era rimasta solo una grande stanchezza, una solitudine senza confini, giorni fatti di ossessione e di vuoto. Niente. Non mi era rimasto più niente. Forse è stata questa la molla che mi ha spinto a reagire. Non so bene neppure com’è iniziato. Ma, già, dopo tanti anni, è proprio iniziato. È quasi buffo, no? Ma, chissà, forse è stato perché stava finendo tutto e io non volevo che finisse in quel modo. Sentivo che ogni giorno un pezzo di me se ne andava e io non sapevo più che fare. La cosa più terribile, mi sono accorta in quel momento, non è morire. L’inferno vero è restare, restare senza esserci mai. Restare senza sapere più dove andare. Non volevo vivere in quel modo… in fin dei conti, avevo sempre il desiderio di fare qualcosa di speciale. E allora ho capito che la cosa più speciale che potessi fare era provare ad essere normale. E a sopportare, in questa normalità, tutte le sfide quotidiane. Perché è questa la vera forza. Non quella illusoria che l’anoressia sembra dare. L’estate stava arrivando, e volevo godermi anch’io un giorno di sole sentendomi libera. Perché volevo ancora sperare. Perché volevo ritornare. E allora ho preso il mio “equilibrio alimentare”, cioè la dieta in cui c’è scritto tutto ciò che devo mangiare quotidianamente e in quali dosi, e mi sono messa a seguirla sul serio, senza sgarrare. Che è ciò che sto facendo tuttora. E mi sto accorgendo che, effettivamente, una sorta di via d’uscita la si può trovare. Basta volerlo veramente.
E ce la puoi fare anche TU.